A PARTIRE DA OTTOBRE IN QUESTA SEZIONE SI TROVERANNO LE STORIE PIU’ SIGNIFICATIVE CON TESTI, FOTO E VIDEO
“Visto da vicino, nessuno è normale”. Non credete alle prime risposte del web. Non l’ha detto Oscar Wilde, né Franz Kafka, né un’assistente sociale di Trieste. E neppure Franco Basaglia nella sua lotta per la chiusura dei manicomi, per ricordare come sia fragile il confine fra normalità e pazzia. Lo canta Caetano Veloso in una surreale canzone d’amore. “Visto da vicino, nessuno è normale”, perché ognuno, a modo suo, è straordinario. E’ quello che viene da pensare dopo un vorticoso viaggio per l’Italia ascoltando le vite quotidiane di scolari e pensionati, di precari e imprenditori, di migranti e impiegati, di volontari e di postini.
Decine di incontri. Per ognuno si apre un universo diverso, una piccola odissea, un’epopea familiare sommersa, la continua avventura della vita di ogni giorno.
I registi Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni hanno girato l’Italia con una piccola troupe, da Palermo a Udine, da Pisa a Macerata, da Pinerolo a Salerno, seguendo il filo di una rete fatta di associazioni e partner di Anteas e FNP-Cisl, e aggiungendo una dose di casualità.
Più di 200 interviste proponendo a tutti le stesse domande: dall’amore a dio, dalle frontiere al futuro. L’intento non è un’enciclopedia ragionata, ma un puzzle di spunti e suggestioni. Un mosaico di persone e di famiglie per mettere a confronto prospettive e generazioni diverse.
“Il nostro lavoro è stato soprattutto quello di ascoltare” – ricordano gli autori – “E’ stata una specie di ubriacatura, una grande abbuffata di storie, di sguardi, di voci. Spesso le parole di un nipote hanno illuminato di luce diversa il ritratto del nonno, e viceversa”.
Le storie sono molte, ed è difficile riassumerle, servono gli sguardi, le parole, i silenzi, le lacrime. E serve sentire il tono della voce. Un po’ ci si ritrova e un po’ ci si perde in questo labirinto di specchi.
La mostra e il progetto provano a essere soprattutto un mosaico di tessere individuali che connesse insieme possano restituire qualcosa di più di una semplice somma di persone. L’idea è creare empatia, rispecchiarsi nelle reti familiari, lavorative, associative, rintracciare le nostre battaglie e le nostre allegrie anche nelle differenze, provare a ritrovare il senso di una comunità viva e in evoluzione.